UDINE - un fine settimana al mese, dalle 9.00 alle 18.00, Scuola Superiore UNIUD, via Gemona 92, Palazzo di Toppo Wassermann, aula T5
Anche per il 2017 ANCoRe, Associazione Nazionale Counselor Relazionali, che si occupa tra l’altro di un delicato tema - l’abuso nell’infanzia -, sceglie la "Formazione all’Arte del Cantastorie - Essere creativi e sviluppare l’autostima" della Piccola Scuola Italiana Cantastorie, e la ritiene valida ai fini dell’aggiornamento annuale dei propri soci. Non solo: ci dà il Patrocinio. È un onore!
Ospiteremo i counselor interessati per un solo atelier, un’annualità o addirittura per l’intero percorso triennale. A loro la scelta, con un trattamento scontato. Il confronto fra professionalità vicine ma diverse sarà nutrimento e arricchimento per tutti.
Ci metteremo del nostro, con scrittura creativa, terapeutica e autobiografica, attenzione cosciente, mentorship e cooperative learning, leadership autentica, tecniche teatrali e canto, gioco motorio e giochi d’aula…
Approfondimenti: sul sito ANCoRe.
Info e iscrizioni: lun e ven, ore 9.00/19.00, tel. 0432 204329, cell. 366 1110899. Oppure cliccate sulla letterina qui sotto e scriveteci.
La prima email della giornata ha portato il sole, nonostante la pioggia battente.
Si riferiva ai documenti che raccontano ben due anni di lavoro al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pn) sui temi della Medicina Narrativa con il personale sanitario e la ricaduta in ospedale della formazione erogata. Un impegno condotto da Nicoletta Suter al CRO di Aviano, con Rita Charon della Columbia University di New York e La Voce delle Fiabe. Insieme lo abbiamo narrato nella relazione proposta per la IICE di Dublino, Ireland International Conference on Education, che si terrà a fine aprile 2014.
Quell’email mattutina portava un raggio di luce: il nostro approccio, per integrare i diversi metodi narrativi nell’ambito della salute, e il suo focus sulle questioni relative alla didattica, è stato ritenuto altamente innovativo. Saremo in Irlanda a presentare la relazione sulla Medicina Narrativa con le fiabe millenarie e il respiro Genesika®.
Per coniugare concretamente la parola “Insieme” in un team tutto al femminile!
Buon Natale a tutti, amici, curiosi, affezionati, imitatori, compagni di strada o cacciatori di novità per restare sulla cresta dell’onda. Come entronauti forzati, ce lo meritiamo proprio, un buon Natale. Ci si prospettano lunghi mesi di allenamento-a-stare-dentro, in ascolto di noi per primi, per essere capaci di rispondere alle sollecitazioni forti che provengono dall’esterno. È tempo da mezzofondisti, da maratoneti, da triatleti.
È possibile avere ali verdi e blu come le cicale, per cantare di nuovo la nostra estate insieme agli amici? Certo, tutto cambia, torneremo a riabbracciarci. Le nostre cellule cambiano velocissime, più del 5G. Fanno dai 3 ai 7 miliardi di operazioni in un secondo, dice la scienza, scambiandosi informazioni e nutrienti per mantenerci sani e intelligenti, con gli occhi sempre in mezzo al volto e le 36 vertebre una in fila all’altra.
Noi invece, da bravi animali che raccontano storie, da mammiferi evoluti che hanno coscienza di avere coscienza, di questa vita specialissima che ci vive da dentro, ne facciamo un fagotto e lo mettiamo nello stambugio. Non ci hanno insegnato ad ascoltarci purtroppo, e non ne abbiamo colpa. Ascoltarsi è roba da bambini, da chi ha tempo da perdere. Così mi dicono nelle aziende, è un tema già trattato ampiamente. Lasciamolo a un’élite di intellettuali, meditanti, ricercatori in medicina narrativa - il nostro treno corre ad alta velocità, non possiamo fermarlo.
Invece stop. Il cambiamento epocale in atto passa proprio di qui, nel silenzio di quel fagotto arruffato. Per Natale auguro di portare ordine nella stanza dove alla rifusa riponiamo le cose quotidiane che non sappiamo gestire, in attesa di momenti propizi e calmi per collocarle e nutrircene. Solo che il momento è adesso, il ritmo dell’evoluzione non rallenterà. Ci saranno persone tagliate fuori dal digitale e ci saranno persone che il digitale vomiterà per mancanza di umanità.
Sì, perché tutto è ritracciabile online, le menzogne hanno vita breve e la spiritualità è una componente dell’umanità. Jung, psicanalista svizzero classe 1875, studioso di sogni, archetipi e inconscio collettivo, individuò le funzioni psichiche di sensazione, sentimento, pensiero e intuizione. Noi vecchi Cantastorie millenari che le sappiamo tutte, da prima dei libri narriamo che l’essere umano è composto simbolicamente di corpo, emozioni, razionalità e spiritualità.
Persona? In greco significa maschera, cerchiamo di arrivare nudi il 25 dicembre.
Spiritualità? Per Chomsky è parola presente in tutte le lingue del pianeta. Non c’è sottoscala in cui la vittoria dei nostri valori etici non sia agognata, né in azienda, né in famiglia. Portiamo la luce in quel fagotto a Natale, prendiamoci cura di noi, con benevolenza.
IL POVERO CHE C’È IN NOI
Vi ammiro, voi cristiani, perché identificate Cristo con il povero e il povero con Cristo, e quando date del pane a un povero sapete di darlo a Gesù.
Ciò che mi è più difficile comprendere è la difficoltà che avete di riconoscere Gesù nel povero che è in voi.
Quando avete fame di guarigione o di affetto, perché non lo volete riconoscere? Quando vi scoprite nudi, quando vi scoprite stranieri a voi stessi, quando vi ritrovate in prigione e malati, perché non sapete vedere questa fragilità come la figura di Gesù in voi?
Accettare se stessi sembra molto semplice, ma le cose semplici sono sempre le più difficili. L’arte di essere semplici è la più elevata, così come accettare se stessi è l’essenza del problema etico e il nocciolo di un’intera visione del mondo.
Ospitando un mendicante, perdonando chi mi ha offeso, arrivando perfino ad amare un mio nemico nel nome di Cristo, do prova senza alcun dubbio di grande virtù. Quel che faccio al più piccolo dei miei fratelli l’ho fatto a Cristo!
Ma se io scoprissi che il più piccolo di tutti, il più povero di tutti i mendicanti, il più sfacciato degli offensori, il nemico stesso è in me; che sono io stesso ad aver bisogno dell’elemosina della mia bontà, che io stesso sono il nemico da amare, allora che cosa accadrebbe?
Di solito assistiamo in questo caso al rovesciamento della verità cristiana. Allora scompaiono amore e pazienza, insultiamo il fratello che è in noi, ci condanniamo e ci adiriamo contro noi stessi, ci nascondiamo agli occhi del mondo e neghiamo di aver mai conosciuto quel miserabile che è in noi.
E se fosse stato Dio stesso a presentarsi a noi sotto quella forma spregevole, lo avremmo rinnegato mille volte prima del canto del gallo.
Carl Gustav Jung, lettera a un’amica
«Nasciamo per così dire, provvisoriamente,
da qualche parte;
soltanto a poco a poco
andiamo componendo in noi
il luogo della nostra origine,
per nascervi dopo,
e ogni giorno più definitivamente.»
Reiner Maria RILKE
La Piccola Scuola Italiana per Cantastorie riapre i battenti: eccoci alle prove d’artista. Brevi spettacoli immettono nel mondo nuovi Narratori di Infinito. Fiabe senza tempo raccontate oggi per le persone che siamo, tecnologiche, ma con l’anima di bambini innocenti. Musica popolare, un agriturismo da favola, incontri di appassionati, tra folletti e Mary Poppins del terzo millennio.
Un’occasione speciale per ringraziare chi ci ha accompagnati fin qui con fiducia, e ha fatto intorno a sé una piccola rivoluzione, sottotraccia, ogni giorno. Per costruire relazioni sane che durano e che curano. Negli ospedali, nella ricerca, nelle aziende, nei progetti per le famiglie e le scuole, nel volontariato con la disabilità.
Il 21 settembre, una domenica pomeriggio a far scrocchiare sotto i piedi le prime foglie secche, insieme, nella campagna di Pordenone. Per conoscere anche cosa bolle in pentola e sarà presto cotto a puntino per voi.
Poi dall'11 ottobre al 5 luglio, avremo 10 mesi per addestrarci a “fare della propria vita una fiaba”, e diventare abili a essere “uno, nessuno, centomila” emozioni diverse, senza pretesa di fare gli attori. A essere ciò che si dice, fino in fondo alle midolla. A essere una parola magica. A essere un miracolo che vive tra la gente.
Ecco perché oggi servono più Cantastorie in ogni luogo. Per ricordare alle persone da dove veniamo, e ricomporre in noi quel “luogo della nostra origine” per il quale proviamo un’innata nostalgia. Senza sapere dove sia. Ma come se lo conosciamo.
Vi aspettiamo.
Piera
L'INFINITO - Giacomo Leopardi
«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.»
È ripresa la formazione alla Piccola scuola per Cantastorie, sabato scorso. Da ottobre a giugno, 10 mesi insieme per diventare artisti di un narrare millenario. È passata solo un’estate di pochi mesi, e sembra un secolo. Già, esistono i cambiamenti che cambiano, mica quelli che si resta come prima. Bisogna diventare grandi. Se il progetto è buono e serve all’insieme, l’insieme lo farà diventare grande.
In quest’epoca di evoluzione rapida come il vento, è vitale cambiare la struttura del modo di pensare, scrive il filosofo pop Franco Bolelli nel suo recente “Si fa così”. Pensare si può ancora, dice, ma meglio se dimentichiamo come si faceva, per riuscire a farlo in modo totalmente nuovo. Le fiabe ci fanno diventare un canale privilegiato tra l’intelligenza del cuore e l’intelligenza della testa, senza dimenticarci della pancia, con la forza dell’istinto vitale e l’entusiasmo.
Vi piace l’idea? Vi piace “diventare canale”? Ecco un esempio di come il pensiero cambia per l’essere umano nuovo. Dimenticarci chi crediamo di essere, le puzze sotto il naso, le palizzate fifone e il gurismo gutturale che ci fa tutti maestri. Semplicemente: essere presenti al movimento che evolve, stare nel flusso e decidere velocemente con nobiltà d’animo. Dove approderemo, dipende solo dalla qualità delle nostre scelte, lo scrissi nel 2011 in “C’era una volta… un cantastorie in azienda” e lo ripete oggi anche Bolelli.
Viviamo un’epoca di forti espressioni individuali, di tanta genialità che viene alla luce, di molte opportunità che i miei genitori o fratelli maggiori non hanno avuto. Sembra fatta apposta per scoprire chi siamo veramente e cosa abbiamo da fare quaggiù sul pianeta azzurro chiamato Terra. Come se adesso in molti, contemporaneamente e senza nemmeno conoscerci, ma confidando gli uni negli altri, potessimo decidere insieme cosa diventare da grandi.
Diventare esseri umani evoluti, basta con le scimmie seppur evolute che parlano senza comprendersi o passano il tempo a litigare.
Adesso bisogna comprendersi, fare insieme, agire per un bene più alto, consapevoli di essere ripieni di infinita umanità.
Piera
Jean-Pascal Debailleul in Italia per la prima volta. In un ospedale di punta per la ricerca sul cancro e in una università. È successo il 23 e 24 novembre 2012, in provincia, in una regione lontana nelle retrovie del nord-est.
È venuto a parlare di un modo nuovo di comunicare che è necessario oggi, ai tempi del microchip e del bit, del web 3.0.
Il modo più rapido che c'è. Quello senza le parole della bocca.
Le fiabe narrano da millenni come si fa a sviluppare un potenziale debole ma risolutorio, udito solo sottopelle.
Raccontano il modo di andare fino al capovolgimento delle opposizioni, attraverso la capacità di fare il vuoto dentro di sé.
Narrano di un'alleanza con le forze più grandi di noi, alle quali parliamo intuitivamente, in intelligenza collettiva, fiutando le sincronicità che si susseguono.
Dopo la comunicazione strutturata e tecnica, dopo quella emotiva che crea senso di appartenenza, ecco la comunicazione più veloce, necessaria per vivere il momento presente. La comunicazione intuitiva. Essa ci rende un "termostato", in grado di elevare il livello di un ambiente, l'efficacia delle relazioni in atto, la sostanza dei contenuti.
Perché è il tempo di apprendere a lasciarsi guidare, quasi presi per mano, dalla Vita stessa. Il vecchio modo di condizionarci, manipolarci, criticarci, ferirci, motivarci non regge la velocità dell'evoluzione. Un salto epocale, come quando dall'Homo di Neanderthal si passò all'Homo Sapiens Sapiens, dall'animale all'uomo.
Comunicare da Infinito a Infinito tra esseri evoluti, aiuta a costruire il mondo del futuro sulle leggi dell'Abbondanza. Che ha solo le nostre idee intuitive per venire alla luce.
Per partecipare consapevolmente e responsabilmente al creato, e renderlo il luogo più interessante dove esprimere ora la nostra Qualità Umana.
A presto, Piera
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